Il divario tra tecnologia digitale fruibile ed educazione al corretto utilizzo del digitale è abissale.

E’ difficile stabilire se Clubhouse sia stata una brillante idea o un progetto digitale pianificato da tempo con tempi e modi perfetti.

Sicuramente Clubhouse ha consacrato un fenomeno che già iniziava a palesarsi da alcuni anni, la crescita dell’impatto della comunicazione tramite audio e voce. In realtà si tratta di un ritorno della voce come protagonista, basti tornare indietro con la memoria a Tutto il Calcio Minuto per Minuto per rievocare piacevoli ricordi o semplicemente alla radio.

Gli utenti sono ingabbiati in bolle polarizzanti ed in fase di rigetto da over comunicazione. Molti hanno trovato nel nuovo audio social un modo per esprimere l’essenziale, evirato del superfluo. Il calore della voce dà un senso di sicurezza e nel contempo fa abbassare la guardia a molti.  Questo fenomeno ha generato il proliferare di “Paraguru” che hanno saputo trarre il massimo vantaggio dall’ibridazione di più piattaforme digitali.

La scarsa propensione alla lettura ed il timore di apparire in video hanno agevolato la corsa verso Clubhouse.  E’ pur vero che è sempre più difficile trovare contenuti di qualità e nel contempo di Webinar e Meeting si sta abusando in modo sconsiderato. Ancora oggi il fenomeno della over comunicazione video digitale è in fase di normalizzazione.

Esattamente come quando abbiamo affrontato il tema Tecnologia e Democrazia, l’utilizzo consapevole, efficace e corretto della tecnologia e dei mezzi di comunicazione di massa, inclusi i social media, resta l’unico mezzo per non subire pressioni, anche inconsce, talmente forti da cambiare i nostri comportamenti ed il nostro modo di pensare, in alcuni casi di agire. Sicuramente i cambiamenti enunciati non rientrano nella casistica dell’evoluzione consapevole e critica.

Senso critico, informazione e consapevolezza dovrebbero essere il frutto di un processo virtuoso di informazione, analisi e valutazione condotto da ogni singolo. Solo in questo modo si può crescere come individui in primis e come parte della collettività dopo.


È necessario stabilire abitudini di comunicazione sane e rispettose nei confronti degli individui

Per molti Clubhouse è stata un’opportunità per inventarsi un nuovo lavoro. Per altri, l’occasione di dare continuità al lavoro, magari perso a causa della crisi pandemica globale. In un mondo digitale, è disponibile una vasta gamma di opzioni per trasmettere idee, erogare servizi o preparare il terreno per realizzare un piano di azione. Il mezzo dipende sempre più spesso dall’ora del giorno o dal tipo di informazione che si intende veicolare o vendere.

Centinaia di Webinar vanno deserti quotidianamente. Orari fissi, frequenza frenetica, qualità dei contenuti e dei relatori hanno fatto maturare rigetto ed indifferenza da parte degli utenti. Nel contempo le “Rooms” di Clubhouse sono sempre più gremite. A breve anche in Italia sarà possibile erogare contenuti a pagamento, funzionalità già implementata negli stati uniti. Si apre un nuovo mondo per la formazione e la consulenza. Un mondo in cui si è liberi da piattaforme di web conference, orari non compatibili con i propri impegni e presenza di una videocamera puntata sul volto.

Sembrerebbe tutto perfetto durante la fase di “nuova normalità” ma non è così. Non è così per tutti. Il rischio di bruciare intere giornata con uno smartphone tra le mani è altissimo. Chi ha un obiettivo probabilmente ha anche contezza del come e quando utilizzare Clubhouse, ma la stragrande maggioranza degli utenti, No.

È inevitabile che nel quadro delineato le comunicazioni digitali rendano sempre meno visibile la linea di demarcazione tra la sfera personale e quella professionale. Siamo sempre connessi ai nostri dispositivi. Chi riesce a sfruttare il digitale ne trae un grosso vantaggio ma non sono molte le persone che hanno questa dote.

Per avere un vantaggio competitivo e collaborativo è necessario avere metodo, costanza e soprattutto le idee chiare. Ma chi non ha questi elementi come deve difendersi in questa giungla digitale, a scuola, a lavoro e nella società? Nel caso di specie si sta trattando il fenomeno Clubhouse, ma il concetto è valido ovunque vi sia sperequazione tra tecnologia ed educazione digitale.

Una strada è seguire alcune buone pratiche di base per promuovere ed adottare norme di comunicazione digitale dettate dalla logica ed il buonsenso. Ad esempio, individuare e definire chiaramente standard, mezzi e timing di comunicazione nel quotidiano.

Altro fattore determinante è quello di mettere sempre in discussione il modo in cui si comunica con i propri interlocutori. Questo non vuol dire cambiare pelle ogni giorno. Un importante supporto è dato dal confronto continuo proprio sul tema della comunicazione.

In questo caso il mezzo con cui si dialoga diventa esso stesso oggetto di discussione, proprio come in questo momento, in cui si sta analizzando il caso Clubhouse. Ciò consente l’identificazione non solo degli strumenti da utilizzare nelle diverse situazioni, ma anche quando specifici modi di comunicare sono appropriati e maggiormente efficaci.

La prospettiva di una terza persona che utilizza lo stesso tool ha una valenza importante ma per fare un’autovalutazione critica è indispensabile anche conoscere cosa viene percepito da chi non utilizza un determinato strumento.

 

Pasquale Aiello
Presidente
Ente Nazionale per la Trasformazione Digitale