Smart working è una nuova filosofia di lavoro adottata dalle imprese; la sua conoscenza è stata favorita a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19. I lavoratori hanno continuato a compiere il loro dovere dalla propria abitazione in conseguenza del lockdown. I dipendenti, senza saperlo, hanno adottato la modalità di remote working. Lo smart working è invece una filosofia di lavoro differente, inserita in una cornice giuridica bene delineata con una regolamentazione specifica. La confusione delle diverse modalità di lavoro si diffonde rapidamente, conviene specificare le singole regole di impiego che presuppongono una specifica visione imprenditoriale, in base alle diverse esigenze economiche e finanziarie. Cosa è lo smart working come previsto dalla legge 81/2017? È semplicemente un modello organizzativo in grado di portare notevoli vantaggi alle organizzazioni che lo adottano: in termini di produttività, di raggiungimento degli obiettivi, di welfare e della qualità della vita del lavoratore. Con Federica Russo, dottoressa in giurisprudenza con un forte interesse per l’organizzazione aziendale e in particolar modo per le risorse umane, vogliamo evidenziare le peculiarità giuridiche dello smart working.
La modalità smart working in che modo cambia il lavoro dei dipendenti?
«Il lavoro agile permette ai dipendenti di avere molta più flessibilità, quindi cambia la facoltà di gestione. Il dipendente inizia a concepire il lavoro (se non lo facesse prima) come se egli fosse il proprietario della sua azienda, sradicando quell’ottica di presenzialismo che tutt’ora è tipica delle nostre imprese. A questo punto subentra il lavoro per obiettivi».
Quanto incide sulla produzione di impresa?
«Nelle diverse imprese dove ho studiato questa modalità posso affermare che incide tanto, avendo l’ottica dell’obiettivo; il lavoratore è più portato a produrre, deve produrre. Non solo. È anche più stimolante per tutti, crea maggiore coesione all’interno del gruppo, migliora lo spirito di collaborazione dato che ognuno è portato a raggiungere determinati obiettivi».
Remote working e smart working. Quali sono le differenze sostanziali?
«La mentalità. Non si può cambiare modello organizzativo senza una mentalità adeguata. Lavorare da casa significa semplicemente portarsi a casa il pc e fare quello che si svolgeva normalmente in ufficio, per un tempo anche limitato e spesso circoscritto. Adottare la modalità di smart working significa organizzarsi, gestirsi con il proprio manager e rendere la cosa stabile. Che poi sia la propria abitazione o il bar più vicino alla palestra, questo non ha importanza. Sembra ininfluente ma la normalità nell’adoperare questa modalità è importantissima perché stravolge tutte le dinamiche preesistenti. Lavorare da casa una tantum non ha nulla a che vedere con lo smart working».
Francesco Fravolini
Articolo abbastanza sterile a mio avviso, senza far polemica: l’articolo richiama alle differenze (giuridiche?) tra smart working a remote working ma nel testo non viene evidenziata alcuna differenza (ne giuridica, ne altro) tra le due modalita’ o forme di lavoro/contratto.
Buongiorno, grazie per il suo commento che mi consente di fare una precisazione. Mi sono limitato a inserire la legge che regolamenta lo smart working e se vuole può approfondire. D’altronde è un articolo che vuole arrivare a una vasta platea di persone, non intendevo scrivere un testo meramente tecnico perché ci sono website specifici. Il mio obiettivo è quello di sollevare una riflessione sulla differenza tra lo smart working e il remote working senza entrare necessariamente nel vivo della situazione giuridica perché sarebbe un argomento troppo ampio e complesso da esaminare.
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