L’inquinamento è un veicolo di contagio del Coronavirus favorendo la circolazione del virus. A sostenere questa tesi è un gruppo di ricercatori che ha esaminato i dati pubblicati sui siti delle Arpa, le Agenzie regionali per la protezione ambientale, confrontandoli con i casi ufficiali di contagio riportati sul sito della Protezione Civile. È del tutto evidente che le imprese dovranno cambiare modalità di lavoro per diminuire drasticamente l’inquinamento; l’esigenza primaria è quella di divulgare una cultura digitale per evitare situazioni di emergenza sanitaria come il Covid-19.

L’analisi dell’ambiente

«Il prezioso studio – si legge nel documento – ha revisionato varie ricerche scientifiche che descrivono il ruolo del particolato atmosferico come “carrier”, ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Il particolato atmosferico costituisce un substrato che può permettere al virus di rimanere nell’aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell’ordine di ore o giorni. Dall’analisi è emersa una relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazioni di PM10 registrati nel periodo tra il 10 e il 29 febbraio e il numero di casi infetti da COVID-19 aggiornati al 3 marzo (considerando un ritardo temporale intermedio relativo al periodo 10-29 febbraio di 14 giorni, approssimativamente pari al tempo di incubazione del virus fino alla identificazione della infezione contratta). Nella Pianura padana si sono osservate le curve di espansione dell’infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in coincidenza, a distanza di due settimane, con le più elevate concentrazioni di particolato atmosferico, che hanno esercitato un’azione di boost, cioè di impulso alla diffusione virulenta dell’epidemia».

La nuova modalità di lavoro nelle imprese

È fondamentale una riflessione sulle azioni da intraprendere quando il virus sarà sconfitto. Non serve il vaccino, seppure sia la salvezza delle persone, ma è necessario adottare comportamenti mirati, per evitare l’inquinamento che diventa una concausa dell’insorgenza del Covid-19. Le imprese, di conseguenza, devono scegliere come modalità operativa lo smart working, rivoluzionando la filosofia aziendale a beneficio della salute della popolazione. Queste azioni devono essere intraprese anche dal resto del mondo se vogliamo tutelare la salute e pensare a un futuro.

Il ruolo della green economy

Ad anticipare i grandi temi economici del Terzo Millennio, a sottolineare il ruolo della green economy, a tratteggiare le diverse azioni da intraprendere per salvaguardare l’ambiente è Lester R. Brown, presidente dell’Earth Policy Institute, organismo di ricerca interdisciplinare, nel lontano 2002, con il suo libro Eco-economy, Editori Riuniti. Si tratta di un chiaro scenario economico con interessanti e autorevoli spunti di riflessione rivolti ai manager. Quello che non si comprende è la mancanza di interventi dei governi dal 2002 ad oggi. Sono trascorsi 18 anni senza apportare quelle modifiche necessarie ad aziende e alle città, lasciando che l’inquinamento fosse il veicolo di virus ancora sconosciuti. Era necessaria una presa di coscienza ma la politica arriva sempre dopo le disgrazie sociali senza anticipare gli avvenimenti. Nel volume sono analizzate le azioni da intraprendere da tutti i Paesi del mondo, per un sostanziale cambiamento sociale del sistema economico riguardante il settore dell’energia. Brown affronta il problema alla radice senza mezzi termini, indica le soluzioni che porteranno un sostanziale beneficio agli uomini in termini di benessere ambientale, soffermandosi sull’importanza della rivoluzione energetica da tradurre in nuove opportunità di lavoro, in autentico business.

Francesco Fravolini