Cosa ci dice la letteratura circa i desideri dei lavoratori, che cosa percepiscono come importante? Raramente ho sentito fare questo pensiero alle classi dirigenti. Oggi assicurarsi talenti disposti a lavorare per noi è fondamentale, perchè il mercato è sempre più veloce e quello che fa la differenza oggi è il capitale umano e le risorse umane. Se tutti utilizzano lo stesso software o macchina, la differenza è in chi la utilizza. In tal senso assume anche proprio una concezione diversa la visione degli spazi e la definizione della concorrenza.
In Italia per esempio ci sono dei fattori di attrattività che emergono in modo chiaro: Lo smart working in primis.
Negli studi si evidenzia “Ciò che emerge è che nel nostro paese 8 dipendenti su 10 apprezzano lo smart working per vari motivi: l’84% degli intervistati sostiene che migliori la creatività, la produttività, l’autonomia e la soddisfazione a livello professionale, mentre all’87% piace perché aiuta a mantenere un buon work-life balance. In particolare, quest’ultimo è uno dei punti forza del lavoro agile: oggi i giovani che cercano lavoro considerano come un elemento di grande importanza la possibilità di poter conciliare al meglio il lavoro con la vita privata, e dunque tendono a preferire le aziende che prevedono modalità di smart working. ” (Randstad).
Il fatto che all’estero sia così diffuso, lo rende un fattore di forte resistenza ed attrattività del nostro Paese. Inoltre anche da noi si sta avviando, perché si è fatta una divulgazione da parte di vari attori appartenenti alla società civile, associazioni di categoria, lavoratori, e istituzioni hanno promosso. La distribuzione è curiosamente netta. Le grandi aziende lo stanno adottando, mentre le pmi sono più restie insieme alla pubblica amministrazione. Irrazionale questa resistenza culturale perchè l’operazione è win win. Sono certo che alimentando la discussione e aumentando gli attori che l’adottano ci sarà un corsa all’emulazione.
Bisogna attuare coordinamento perché uniti da una sfida comune che aiutava tutti: network in poche parole. La crescita di coloro che sono vicini a me li rende potenziali partner con cui confrontarsi e crescere. La concorrenza vicina, deve essere vista come opportunità di avere missioni ed obiettivi in comune e non come un “nemico”. La concorrenza è oltre oceano, no nei 30 km.
In Italia spesso c’è questa tendenza a voler massimizzare troppo nel breve periodo con mezzi e mezzucci che oggi danneggiano la reputazione. Questo pensare alla Machiavelli (non come…) essenzialmente sta facendo indebolire il tessuto socio-economico. Infatti questo approccio manageriale mina la fiducia verso i lavoratori e i consumatori che alla prima occasione abbandoneranno un’azienda che non ha delle prospettive.
Bisogna guardare il mercato che vuole e risolvere i problemi. Invece di ragionare per intuito perchè si hanno le illuminazioni dal cielo, capiamo di che cosa si lamentino i dipendenti e i clienti. Quali ricerche hanno fatto i clienti sul mio sito? Le so? Le controllo? I miei dipendenti invece? Questo anche significa implementare le logiche di gestione della clientela, applicate alla gestione del personale.
L’adozione di queste logiche di gestione aiuta la produttività e rende più efficiente l’azienda. Una distorsione economica su cui bisogna ragionare e che bisogna superare.
La voglia di mettersi in gioco deve essere attuata con la bussola dei dati analizzati e raccolti per capire come muoverti. “Misuro, ergo capisco”.
Capiamo insieme per esempio perchè un dipendente pensa di abbandonare una azienda.
Randstad evidenzia chiaramente il fenomeno, individuando le 5 cause per cui i lavoratori cambiano azienda.
Questo ci deve far riflettere, noi ci siamo?
Quali difetti ha l’azienda, per cui io lavoro ,che rende plausibili nella mia realtà questi aspetti e magari si adatta a me o i miei colleghi, dipendenti.
1 RAL bassa: non aggiungo altro.
2 Work balance basso (equilibrio tra sfera privata e lavorativa): qui lo smart working e la flessibilità oraria sono politiche perfette, aiutano l’azienda e riducono anche i costi e le perfomance. Perfino considerato anti-economico non adottarle, un danno all’impresa ed un gravissimo errore di management.
3 Poche prospettive: questo dipende dalla dimensione delle aziende e il suo essere dinamico. Un processo di responsabilizzazione porta sicuramente a ragionare in un ottica più meritocratica che favorisce le prospettive con specializzazioni e acquisizione di stratecità maggiore superando i vecchi impianti gerarchici che seguono spesso logiche di crescita legate puramente all’anzianità, senza nessun controllo del controllo di competenze, quasi un impianto del mercato di tipo statale.
La prospettiva non significa solo crescita verticale di grado, ma anche orizzontale intesa come affrontare aspetti diversi nell’azienda, per esempio passare dalle vendite al marketing, alla gestione dei fornitori
4 Lavoro non interessante: Questo è dovuto al fatto che le aziende sono chiuse alla tecnologia e usano modelli che rendono inutilmente pesante un lavoro, senza automatizzare le parti più ripetitive. Inoltre molte aziende prevedono in Italia ancora concentrazione di decisione strategica sempre in capo a pochi vertici aziendali, percepiti pure come distanti e che pensano ai propri interessi personalistici. Il potere va distribuito e attuato un processo di responsabilizzazione dei dipendenti e fidarsi di loro. Misurarli nelle performance in modo da capire se l’azienda vada bene o male. Loro sono le sentinelle da ascoltare e formare.
I lavoratori sono il primo indicatore, assolutamente da monitorare a cadenza regolare in quanto fondamentale per capire se l’azienda funzioni o meno. Se ci sono problemi devono sentirsi utili ad sottolineare una problema o un soluzione. Mai colpevolizzati di averlo scoperto. Rendi i tuoi dipendenti più strategici perché valorizzi un asset o investimento strategico, cioè: il loro capitale umano e sociale. Quando sono integrati i lavoratori potranno sentirsi parte della mission aziendale, perché in parte davvero decideranno in base al meglio. Bisogna ripensare i team di lavoro affinché tutti siano proiettati verso un’unica decisione con obiettivi condivisi legati insieme dal duo: etica-business.
5 Instabilità finanziaria: Questo è il punto finale fondamentale. Sappiamo che chi perde competitività oggi rischia di chiudere in pochi anni. Questo è sempre stato vero, ma adesso è molto più evidente visto che siamo in una rivoluzione tecnologica ed industriale. Qui la questione è complessa e chi non ha cambiato e persegue nelle logiche padronali vive due scenari negativi:
a) L’azienda sta sotto-perfomando un’azienda che potrebbe andare molto meglio e la situazione potrà solo peggiorare visto lo sviluppo tecnologico e la sua diffusione;
b)ha chiuso;
c)sta per chiudere.
L’onesta intellettuale è necessaria. In un mondo di precarietà le aziende devono diventare fonte di welfare, per essere attrattive verso i talenti e i profili più motivati e ridurre il senso di instabilità che affligge e spaventa i lavoratori nelle aziende italiane, spesso anche fomentato proprio da logiche della paura portate avanti dai manager padronali o imprenditori.
Che criteri devo scegliere per individuare le persone adatte oggi al lavoro nelle aziende?
Quello che conta e non si è ancora capito realmente è la motivazione. Assumiamo persone motivate e che abbiano valori etici simili a quelli della nostra azienda. Se una persona condivide i valori aziendali diventa una figura di lavoratore “attivista”, cioè un lavoratore che vede anche una finalità di utilità sociale ed etica nel proprio. Se un dipendente o un dirigente condivide i valori dell’azienda avrà infatti un effort (spinta) al lavoro maggiore e con risultati di performance migliori in qualità. Meglio un middle motivato che uno senior non motivato. Ad occhi chiusi proprio.
Un valore da iniziare a ricercare è sicuramente la gentilezza. Essenziale per avere persone collaborative e disposte a confrontarsi per crescere.
Diciamolo tra di noi. Quando scegliete un lavoro guardate solo il salario? Se sì, siete in minoranza. Infatti le teorie più recenti circa la retribuzione oggi sono cambiate, perchè si basano su modelli che vanno oltre il vecchio mi vendo sul mercato per un salario.
Ora guardi la ral, la reputazione su Glassdoor il fatturato, i commenti sui social, recensioni di indeed, parli con chi ci lavora su Linkedin o un social qualsiasi, materiale c’è. Da qui l’espressione le aziende sono nude.
Vedete che follia il capitalismo e l’irrazionalità del mercato: Introducendo lo smart working possiamo fare una cosa che aiuta le aziende per essere attrattive, aumentata le performance ed è precipita come utile per i bisogni di tutti i lavoratori (manager inclusi) e fai qualcosa perfino con ricadute etiche. Non adottarlo appare davvero insensato.
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