La nanotecnologia recupera le testimonianze storiche del patrimonio culturale italiano con la tecnologia digitale. Le imprese che intendono recuperare beni culturali e architettonici possono ricorrere alla nanotecnologia. Con i laboratori di ricerca della società è possibile studiare e creare i nano materiali idonei per ogni tipologia di superficie; questo significa che, grazie alla conservazione o meglio alla “stabilizzazione” dei materiali, è possibile fermare il tempo della superficie trattata. Proteggere la materia significa: bloccare il deterioramento, mantenere la pulizia di superficie, eliminare la possibilità delle formazioni di muffe, rendere i monumenti antigraffiti. Sabrina Zuccalà, amministratore unico della società 4ward360, spiega i diversi trattamenti da adottare sottolineando il valore aggiunto della tecnologia digitale.

Le imprese come possono lavorare con la tecnologia per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale italiano. Quale procedura adottare?

«La nanotecnologia oggi più che mai entra nella nostra vita per aumentare la produttività, semplificare i processi e salvaguardare la salute ed il nostro patrimonio storico e culturale. La nanotecnologia rappresenta una branca della scienza indirizzata allo studio di tecnologie estremamente piccole, inferiori a un nanometro, che possono essere utilizzate in moltissimi campi scientifici come la chimica, la biologia, la fisica, la scienza dei materiali e l’ingegneria. Le nanotecnologie sono tra le tecnologie esponenziali: tecnologie emergenti che crescono, in capacità, ad una velocità maggiore rispetto alle altre. Possiamo fare qualche esempio, nel settore industriale 4ward360 ha sviluppato un formulato specifico legato alla stampa con pressa dove la nanotecnologia ha un ruolo fondamentale: permette di semplificare i processi produttivi evitando che il supporto stampato possa restare attaccato alla pressa. Un’altra applicazione importante è quella nel settore del restauro. Oggi è possibile poter mantenere inalterato per molto tempo il bene trattato evitando l’usura e le contaminazioni esterne. Questo è fondamentale per un Paese come il nostro che ha un patrimonio storico-culturale importante sia su carta sia nei monumenti o negli oggetti d’epoca. Negli ultimi anni, purtroppo, i processi di degrado di questo immenso patrimonio hanno subito una violenta accelerata proprio a causa dei crescenti fenomeni di inquinamento. Così opere che per millenni sono rimaste nel loro splendore mostrano oggi importanti segni di degrado. La nanotecnologia permette di proteggere tali beni. Facciamo un esempio. Oggi si utilizza la nanotecnologia come idrorepellente per applicazioni sulla carta per farla diventare resistente all’acqua e all’olio. Ma 4ward360 sta già pensando ad altre possibili applicazioni».

Come siete arrivati a queste possibili applicazioni?

«Quando abbiamo iniziato a studiare alcuni oggetti su scala nanometrica ci siamo resi conto che alcuni materiali avevano delle insolite caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, questo ha sicuramente focalizzato ulteriormente l’attenzione su questa particolare tecnologia esponenziale che ha permesso di scoprire incredibili qualità adattive in molti diversi materiali. La nanoscienza e la nanotecnologia partono, come è evidente, da un concetto molto importante: la possibilità di vedere e controllare singoli atomi e molecole. Tutto sulla Terra è fatto di atomi: il cibo che mangiamo, i vestiti che indossiamo, i palazzi e le case in cui viviamo e soprattutto il nostro corpo. Ma qualcosa di piccolo come un atomo è ovviamente impossibile da vedere ad occhio nudo e, in realtà, era impossibile da vedere anche con la tecnologia a nostra disposizione fino a qualche anno fa. I microscopi necessari per vedere le cose su scala nanometrica sono stati inventati “solo” circa 30 anni fa, in quegli anni sono quindi nate le nanotecnologie e da qui 4ward360 è partita».

La nanotecnologia come valorizza il digitale e quindi la tecnologia in senso più generale?

«I prodotti della nanotecnologia presenti oggi sul mercato sono per lo più prodotti che, con il tempo, sono frutto di processi produttivi sempre più efficienti ed efficaci grazie all’utilizzo di tutte le possibili tecniche digitali che venivano man mano rese disponibili. Questo ha permesso di perfezionare i prodotti e di dar vita a quelli che oggi sono definiti materiali nanotecnologici (come nanotubi di carbonio, strutture nanocomposite o nanoparticelle di una particolare sostanza) e quelli che invece vengono chiamati i processi nanotecnologici (ad esempio nanopatterning o punti quantici per la diagnostica per immagini nella medicina). Lo sviluppo delle capacità digitali consentirà di migliorare, di concerto, i prodotti esistenti, creando elementi più piccoli e materiali con prestazioni migliori a un costo inferiore. Questo permetterà a sempre più aziende di utilizzare i “nanoprodotti”, portando quindi nel mercato nuovi investimenti in ricerca e ulteriori accelerazioni nello sviluppo di queste tecnologie».

Francesco Fravolini