Il XXI secolo nasce con l’esigenza di trovare nuove soluzioni economiche e sociali. Il digitale comincia a diventare una realtà consolidata in tutto il mondo, la tecnologia favorisce nuove modalità di pensare al lavoro, alla formazione, alla gestione dell’amministrazione di un’impresa. Potremmo definirlo un nuovo Umanesimo quello che si presenta e si impone con il passaggio del secolo. Cambia il paradigma e si affacciano nuove opportunità economiche e di lavoro. La globalizzazione proietta l’Italia nel futuro con una dinamica veloce che coinvolge le trasformazioni economiche e organizzative del ciclo produttivo. L’impresa deve essere ripensata mettendo al centro del ciclo produttivo la persona, diventa indispensabile valorizzare le risorse umane in un momento storico delicato, dove la trasformazione del paradigma economico e sociale coinvolge dipendenti e professionisti. Il Coronavirus accelera questo cambiamento e solleva una riflessione: sono avvenute molte crisi economiche prima del 2020 eppure i manager e la politica non hanno cambiato nulla. Per totale incapacità di visione del futuro. Era innegabile una simile rivoluzione digitale quando nel 1995 si affacciava sulla società la potenzialità del web.

Quella mancata riflessione

La popolazione fa finta di vedere il progresso mentre non capisce le conseguenze di questa simile innovazione. Dovevamo programmare un lento cambiamento per consentire alle imprese di rivedere, mediante opportuni corsi di formazione al personale, le nuove modalità di lavoro e di fare impresa. Oggi è necessario guardare al futuro e immaginare un sogno da regalare ai dipendenti dell’impresa che devono diventare alleati del manager. Nel nostro momento storico l’impresa deve coinvolgere e affascinare, quindi l’idea di un futuro (progetto da discutere) è basilare se vogliamo ottenere risultati eccellenti e soddisfazioni adeguate. Soltanto chi sarà in grado di progettare un futuro insieme ai suoi dipendenti potrà fregiarsi della figura di imprenditore del nuovo Umanesimo dove la rinascita significa benessere sociale prima ancora che economico. C’è l’ambiente da salvaguardare e ci sono esigenze sanitarie da rispettare per evitare stragi e pandemie. Quello che un imprenditore del nuovo Umanesimo deve affrontare è un impegno con i dipendenti al fine di coinvolgere nel ciclo produttivo l’entusiasmo e la voglia di partecipazione a un sogno, a un progetto, a un futuro da condividere. È finito il tempo storico dove l’imprenditore poteva pensare liberamente senza riflettere sulle questioni sociali del XXI secolo. Adriano Olivetti fu un imprenditore illuminato perché comprendeva le esigenze dei suoi dipendenti a cominciare dalle lavoratrici, specialmente quando realizzò un asilo nell’impresa per tranquillizzare le dipendenti mamme che potevano vedere il figlio nei momenti stabiliti. Ebbene, quel modello di pensiero deve tornare protagonista per rispondere alle nuove esigenze del XXI secolo. La richiesta di individuare nuove soluzioni da trovare è sempre la stessa ma cambiano le proposte da avanzare. L’imprenditore del nuovo Umanesimo deve ricordare sempre di fare impresa con etica e rispetto perché il mondo e le persone sono un valore aggiunto da salvaguardare.

Francesco Fravolini