Questo articolo è frutto di uno scambio di opinioni e una scrittura a 4 mani con il collega e studioso HR Perri.

Aspettare la fine dell’Università o disoccupazione per pensare al futuro?

È il dilemma di ogni studente, cosa fare una volta terminata l’Università? Lo stesso può valere anche per un professionista che si vuole ricollocare nel mercato del lavoro o vuole cambiare settore. La domanda è posta male.

Che cosa posso fare mentre sono all’Università, per quando avrò completato il mio percorso? Finire gli esami e pensarci è un approccio molto presente nella cultura italiana universitaria, tuttavia iniziarsi quantomeno a porsi certe domande prima, aiuta a maturare più risposte o alternative.

Lo stesso vale per chi è già occupato in un lavoro e vuole cambiare. I ragionamenti sono simili sia per gli studenti che professionisti, perché è una questione di approccio mentale alla formazione.

Difficile da immaginare in maniera definitiva che lavoro fare, ma se hai almeno vagamente idea di cosa tu possa fare dopo, studi meglio perché non hai l’angoscia del futuro. Inoltre anche gli esami affrontati, li potrai vedere con occhi diversi.
Infatti qualora incontrassi delle informazioni utili o un esame coerente con il tuo ambito di interesse lavorativo (direttamente o indirettamente) lo studierai con l’intento di assorbire bene questa conoscenza.

Altro suggerimento da avviare prima di laurearsi è crearsi Linkedin ed usarlo seriamente, creandosi un network in base al ruolo o il settore che interessa. Iniziate ad aggiungere addetti alla selezione del personale (HR) e lavoratori target (cioè persone coerenti con il ruolo o il settore di gradimento). Qui una guida più pratica sulla creazione di una propria rete che scrissi alcuni mesi fa.

Fare una scelta non significa firmare una condanna a morte
Puoi iniziare ingegnere edile e finire commerciale tecnico, passando per la formazione e certificazione di qualità. Il mercato sta diventando sempre più flessibile e i cambiamenti di ruolo sono sia in verticale (da junior a senior) sia orizzontali (quindi si cambia proprio settore o dipartimento).

Capire questo aspetto ci rende liberi di sperimentare e poter fare degli errori che possano darci delle indicazioni più precise di quello di cui abbiamo bisogno e che ci piace. Superiamo il terrore del fallimento, è una parte normale della vita che ci aiuta a migliorare e responsabilizzarci.

Bisogna scoprire e definire meglio una nuova parte di se, Un nuovo ruolo da interpretare, cioè l’essere professionisti (inteso come rinuncia del tempo libero per lavorare, a priori che ci sia una retribuzione), da aggiungere agli altri ruoli di figlio/a, amico/a, compagna/compagno ecc. nella società in cui agiamo.

Scenario post laurea o istruzione scolastica: lavorare e formarsi ciclicamente
Le vie principali risultano essere due e solo schematicamente divise: lavoro e formazione. Nella nostra vita lavorativa e professionale dovremo sempre studiare e formarci per rimanere al passo con le evoluzioni (mantenere il ruolo o fare carriera e verticalizzarci in una direzione) o cambiare settore (spostarsi orizzontalmente da un ruolo ad un’altro o da un settore ad un altro).

L’esperienza si svaluta nel tempo se non ci si aggiorna e forma.

Post laurea il primo punto da capire è se si possa già intraprendere una carriera lavorativa e quindi mettersi in gioco su i canali di recruiting adatti.

Si ma come capisco che lavoro possa fare?
Spesso si ragiona nel dire “io vorrei fare”, può funzionare in alcuni casi. Qualora a questa domanda non sorga una risposta realmente fattibile, si può ragionare in modo diverso. Domandiamoci dunque: “il mercato di cosa ha bisogno?”.

La risposta è facile da reperire. Bisogna solo usare i canali di selezione che già usate per capire quanta richiesta ci sia di una figura. Questo elemento è un dato, numero, semplice da capire e orientativamente utile per farsi un’idea generale.

In pratica potete scrivere un tipo di lavoro (Infermiere o Programmatore Java) e vedere nella vostra zona di preferenza geografica, nel domicilio e in remoto (qui la guida per il lavoro in remoto). Capire il volume dei risultati in base a diverse ricerche basate su: vari ruolo (marketing), settore (agro-alimentare) città (Campania). 3 ricerche diverse che ci offrono degli spunti.

Bisogna dunque capire circa il ruolo che vorresti ricoprire che caratteristiche sono richieste dal mercato per svolgerlo (le mansioni richieste negli annunci). Da queste informazioni bisogna poi farsi un’idea con onestà intellettuale di quali figure siano immediatamente compatibili e quali potenzialmente raggiungibili implementando (cioè studiando e formandoti) su certi punti richiesti che mancano parzialmente o totalmente.

La ricerca per settore serve per capire quali siano i settori più grandi e capire anche quali siano le aziende di riferimento (magari andando a cercare informazioni sui siti ufficiali, cercare sui social i recruiter di quelle aziende, ma anche studiare Glassdoor e Indeed stesse per avere informazioni dalle recensioni).

Infine il criterio geografico, ci serve per capire quali siano tutti i lavori presenti in una zona e scoprire anche sfumature diverse dei ruoli o settori che ci interessano e poter anche confrontare aree diverse per valutare uno spostamento in una zona piuttosto che in un’altra.

Importante accettare che formazione e lavoro sono solo concettualmente separati. Infatti il concetto di formazione, non può essere vincolato a delle fasi prestabilite e rigide alternative al lavoro. Recentemente gli studi sulla formazione hanno definito la formazione-lavoro un processo perenne, usando l’espressione Lifelong Learning.
Circa il lavoratore che vuole cambiare ruolo o lo studente neo-laureato fare queste analisi preliminari ci fa capire cosa ci serve come formazione. Se il ruolo che voglio svolgere chiede in più annunci la conoscenza di quel software, lo studio per conto mio e/o mi certifico la competenza con un esame oppure mi seguo un corso con attestato. Dipende da caso a caso.

In questo modo però la scelta di formarsi in un ambito o un’altro non è dettata dal caso, ma orientata dai dati qualitativi e quantitativi da voi esaminati.

Lifelong Leaning per i lavoratori del presente

La parola chiave è “lifelong learning”, in italiano formazione continua:

Una formazione che dunque non si ferma al ciclo di studi, ma che prosegue praticamente tutta la vita. Attenzione, però: non parliamo di semplici corsi di aggiornamento imposti dal nostro capo o seguiti per caso.

Parlare di Lifelong Learning significa porsi un obiettivo, capire come migliorare le nostre competenze e le nostre conoscenze, in un’ottica di perenne aggiornamento. In pratica significa essere ponti ad un’eventuale ricollocazione sul mercato del lavoro e capire in che direzione si sta spostando. In base a questa visione del mercato la persona potrà agire in maniera più consapevole.

Solo così sarà pronto ad agire, apprendendo e migliorandosi, e poter rivestire determinate posizioni nuove che richiedono un determinato know how. Risulta quindi importante, essere al passo con i tempi, capire cosa ci richiede il mercato del lavoro e rispondere di conseguenza.

Ritornando alle riflessioni sul percorso dei lavoratori o studente nella formazione e lavoro, l’opzione di smettere di formarsi è da escludere. La crescita professionale ed umana necessità sempre maggiore di conoscenze e competenze, hard o soft che siano, è evidente.

Una delle possibilità più immediate nella mentalità italiana è l’iscrizione ad un Master o magistrale, un corso specializzante, che dovrebbe farci acquisire le competenze necessarie per inserirci nel mercato del lavoro. La soluzione migliore? Dipende, spesso ci sono i “Pentiti” di fine corso.

Molte volte, i costi elevati e le sedi distanti dei master non permettono a molti di frequentarli con una serenità propedeutica all’apprendimento. Questo deriva anche da un livello di qualità formativa non sempre coerente con il prezzo o standard non accettabili nell’organizzazione e strutture.

L’online aiuta in tal senso, perché il budget assegnato ha meno costi fissi tipici dei corsi di formazione che incidono molto sulla qualità.

5 Spunti per capire se un corso o un master siano validi?
Non c’è ovviamente una risposta stile bacchetta magica, ci sono però degli elementi da controllare che ci possono dare degli spunti su cui riflettere. Abbiamo bisogno di dati ed informazioni da reperire personale in più modi:

1 Valutiamo il loro sito ufficiale della “Scuola” per capire chi sono e che cosa facciano e da quanto.

2 Studiamo i loro social (Linkedin, Facebok, Instagram ecc.) e leggiamo le recensioni o commenti.

3 Siti di recensioni aziendali: Indeed, Glassdoor, Google recensioni.

4 Chi ha preso questa certificazione? Cerchiamola su Linkedin così vediamo le evoluzioni di percorso degli ex studenti. Bisogna capire se ci siano casi di ex studenti del master (ad esempio in biologia spaziale) che poi risultino nel profilo successivamente occupati in altri ambiti o professioni non connesse al master. Per esempio in farmacia o in una fabbrica di scarpe, è un buon indizio di qualità.

5 Contattate e chattate con gli ex studenti master cercando le persone su Linkedin direttamente o nei gruppi delle classi di master (spesso su Facebook o Google classroom ecc.). Magari su 30 persone possiate avere delle testimonianze dirette di due. Se ci si è trovati male o mezza classe non ha trovato uno stage, l’informazione pesa. Sulla collaborazione delle persone avrete dubbi, però state sicuri che se possono non fargli lucrare quelli che li hanno “fregati” e leggono il messaggio troverete qualcuno.

Formazione sì, ma online. E-learning di qualità

Anche in questo caso, la tecnologia ci viene in soccorso. Negli ultimi anni, infatti, i principali istituti di formazione nazionali, permettono ai propri studenti di partecipare ai propri Master in maniera totalmente e-learning. Questa modalità permette agli stessi alunni, di risparmiare tempo e denaro in inutili spostamenti.

Università e Business School si sono aperte da anni al cosiddetto e-learning, “l’apprendimento digitale, solo in Italia, attualmente, contiamo 11 università telematiche accreditate, che si affianca o sostituisce in blocco le lezioni in presenza” (qui). Ma non è sempre chiaro quale sia il valore didattico sotteso a programmi che si svolgono esclusivamente sul Web, esattamente come l’istruzione accademica.

Il Master, tuttavia, non è l’unica arma che ognuno di noi ha a disposizione per potersi formare in maniera libera. Sempre più, viene considerata importante l’idea di una formazione aperta a tutti, gratuita e fruibile 24 ore su 24 su qualsiasi tipo di dispositivo.

Un piccolo consiglio per tutti i laureati in facoltà umanistiche, studiate l’analisi dei dati (Python in primis), perché con quella potrete accedere a tantissimi settori ibridando il vostro sapere umanistico con una solidità scientifica più rigorosa che può darvi informazioni essenziali per capire e poi descrivere i fenomeni dei vostri ambiti di studio, oltre a rendere il vostro profilo fortemente spendibile sul mercato italiano ed internazionale.
Spesso uno studio di un software o programma certificato può valere più di un master o alcune lauree magistrali sotto il punto di vista di occupabilità.
Lo studio di qualcosa che sia digitale avviene oggi in maniera molto variegata. Si può decidere di usare più fonti di studio contemporaneamente: un libro cartaceo o ebook, un video corso su Youtube, siti di guide specializzare come html.it, un master universitario o non universitario in classe o in remoto a seconda delle esigenze. In alcuni casi esistono corsi di Python specifici per alcune materie, come per la chimica.

Circa invece una nuova frontiera dell’istruzione online sono i MOOC, i Massive Online Open Courses, corsi erogati da enti universitari seguibili anche da casa o ufficio. L’importante è avere una connessione a internet, un computer, una penna per prendere gli appunti (non sempre è necessario averla con sé, la maggior parte dei corsi mette a disposizione delle slide) e conoscere l’inglese (i corsi migliori sono realizzati in inglese anche se ottimi corsi sono disponibili anche in italiano).

Sono vari Atenei che hanno abbracciato l’innovazione dal 2008 e dato la possibilità di avere tra i propri corsisti, persone non appartenenti all’Università, anche corsi online gratuiti. Giusto per intenderci su chi siano i player di questo mercato: “l’Università di Harvard in collaborazione con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno creato la piattaforma edX dove sono disponibili molti corsi gratis su tutti i tipi di argomento: dalla matematica alla fisica, passando per i big data e la storia” o letteratura (qui).

La maggior parte dei corsi seguiti online non hanno un valore legale, ma è possibile aggiungere sul proprio curriculum il fatto di averli seguiti e questo crea valore aggiunto nella percezione del profilo e nella creazione di competenze e conoscenze.

Ecco una lista delle principali piattaforme MOOC:

1) EMMA – The European Multiple MOOC Aggregator

Progetto interamente finanziato dall’Unione Europea che raggruppa, al proprio interno, diversi corsi, distribuiti in diverse lingue, tra cui anche l’italiano. La cosa interessante di questa piattaforma è la possibilità, che viene data allo studente, di costruirsi il proprio MOOC personale, unendo diverse “unità formative”, formando, così, il MOOC personalizzato alle proprie esigenze.

2) edX

Piattaforma creata dall’Università di Harvard con il sostegno del Massachussets Instituite of Technology, ma anche altre università Berkeley e British Columbia, Federico II, Sorbona ecc. Tutti i corsi gratuiti sono tenuti in lingua inglese dai professori di una di queste università. I corsi sono di altissima professionalità e specificità e negli ultimi anni si sono aggiunti anche corsi su materie umanistiche.

3 Coursera o Udemy

Coursera e Udemy sono delle piattaforme di e-learning meno accademiche e che seguono spesso approcci integrativi a quelli più classici. Interessanti soprattutto quando si ricercano delle competenze più specifiche e magari anche più tecnico-operative. Hanno varie fasce di prezzo e a volte anche corsi gratuiti.

Coursera in particolare è delle piattaforme più conosciute, nata da un’intuizione nel 2012 progetto di Ng e Koller dell’Università di Stanford, ad oggi questa piattaforma MOOC, contiene più di 2000 corsi in diverse lingue. Anche l’Università La Sapienza di Roma, infatti, ha deciso di partecipare a questo progetto, costruendo dei corsi in lingua italiana o sottotitolando altri corsi in lingua inglese;

Eduopen

Piattaforma MOOC creata dall’Università Telematica Internazionale Uninettuno, con al suo interno più di 200 corsi di cui più della metà in lingua italiana. I corsi gratuiti spaziano su diversi argomenti: comunicazione, giurisprudenza, ingegneria, psicologia, economia e beni culturali.