Le imprese italiane subiscono una rivoluzione economica a causa del nuovo paradigma del XXI secolo e ripensano la visione economica in conseguenza del Coronavirus. Sono trasformazioni necessarie da adottare nelle imprese per restare su un nuovo mercato, pronto a proporre soluzioni business innovative a seguito delle rivoluzioni economiche e sociali. Con l’emergenza sanitaria del Coronavirus cambiano i consumi, avanza il digitale mentre i consumatori scelgono più facilmente gli oggetti da acquistare. Si impongono nuovi modelli di impresa che sono facilmente gestibili con innovazione e tecnologia. Ciò che è necessario sottolineare è la capacità di intercettare queste nuove esigenze con strumenti e professionalità adeguate. Con Massimo Nardi, consulente di direzione e formatore, cerchiamo di sollevare una riflessione sul cambiamento economico.
Quale adattamento è consigliabile per le imprese che vogliono restare protagoniste del mercato nel XXI secolo?
«Questa domanda posta un anno fa avrebbe avuto una risposta ben definita, lo scenario posto dal SAR COV 2 ha fatto saltare molti paradigmi socioeconomici, sta mettendo in crisi altri ed anche a livello geo-politico, da qui a maggio 2021, ci potrebbero essere sul pianeta delle sorprese, non meno impattanti del COVID. Dunque, a parere mio, solo verso la fine del 2021 si potranno abbozzare scenari credibili. Sicuramente la globalizzazione “spinta” ha già avuto un arresto, e molte aziende hanno già riportato parte delle produzioni dal Sud asiatico in Italia o almeno in Europa, dunque filiera corta per tutti. Le PMI rischiano molto, come confermano molti indicatori, dunque anche se lo scenario futuro non può a parer mio essere definito, da subito e senza indugio dovrebbero avere strumenti anche cognitivo-deduttivi, oltre a quelli tipici gestionali per valutare il proprio futuro, e mettere in campo strategie ad hoc».
Innovazione e digitale sono alla base del cambiamento. Il fatturato delle imprese può subire conseguenze negative?
«La tecnologia basata sul talento darà i frutti migliori in sinergia con una attenzione al pianeta, mettendo altresì sempre al centro l’individuo. Un’analisi andrebbe fatta per comparti ma in linea generale la tecnologia non porterà perdita di fatturato, se non alle imprese che non si digitalizzeranno. Intelligenza artificiale, robotica con inserimento di androidi cambierà la società ed inevitabilmente molte attività “operaie” saranno interamente sostituite, ma anche quelle di basso e medio livello impiegatizie spariranno: lo Stato dovrà intervenire pesantemente nei prossimi venti anni per un dolce passaggio».
Nuove modalità di lavoro, nuove opportunità sociali. Quanto incidono questi aspetti sull’economia e sul comportamento delle persone?
«In questo scenario, se non cambiano le politiche socioeconomiche subito, le opportunità saranno solo per le multinazionali, le quali in ambiti strategici come (ma non solo) quello del turismo, stante la crisi potrebbero a prezzi risibili, appropriarsi di intere filiere in questo ambito. Le città verranno ridisegnate a prescindere dagli esiti sanitari che avremo in futuro: milioni di posti di lavoro in presenza si sono trasformati ed altri a breve lo saranno, accompagnati da molti licenziamenti. Le città ad “alta densità” impiegatizia, ma anche intere zone industriali, avranno una dolorosa trasformazione con chiusura di molte attività di supporto alle risorse umane. Ciò provocherà forti tensioni socioeconomiche e distruzione di posti di lavoro. Le vendite online volano, la gente si sposterà sempre di meno, la ricchezza dal territorio passerà alle multinazionali che faranno gli incassi che prima rimanevano sul territorio italiano, ci sarà in maniera strutturale una perdita di ricchezza e di entrate fiscali importanti. Lo Stato dovrebbe intervenire adesso affinché possano esserci opportunità per i cittadini, altrimenti i vantaggi saranno solo per le multinazionali del web ed il comparto finanziario. La ricchezza finanziaria di 75 anni di Repubblica verrà distrutta, assieme a quella economica del Paese, talenti e competenze comprese: fra meno di dieci anni un Paese colonizzato e povero. Milioni di persone che non hanno redditi “garantiti” scivoleranno nella povertà assoluta. La classe media distrutta, assieme a molte peculiarità tipiche dei territori, ricchezza culturale e sociale importante di cui l’Italia è regina nel mondo».
Francesco Fravolini
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