Un aspetto spesso sottovalutato è lo sguardo sul mercato. Molti attori ignorano le nuove dinamiche con l’errori di dare risposte vecchie a problemi nuovi. Questo porta a gravi danni circa la competitività delle nostre aziende che impatta ovviamente sui fatturati e stabilità finanziaria.

Oggi viviamo essenzialmente nel terziario economicamente parlando, dunque le logiche di acquisto e vendita sono legate al concetto di fiducia nell’azienda. Il fenomeno è talmente rilevante che oggi il primario e secondario non arrivano a contare nemmeno il 20% del PIL nelle principali potenze mondiali e in alcuni manuali di storia economica si parla di terziario avanzato per indicare un’autonomia del settore IT, rispetto a quella dei servizi (E. De Simone, Storia Economica, Franco Angeli).

Crearsi dunque community che si lega all’azienda per via di valori e missioni affini eticamente aiuta molto l’azienda nella sua reputazione e capacità di generare anche fatturato in relazione al perseguimento di questi valori. Questa è il segreto di pulcinella. Su questa strada si sta avviando l’introduzione alle logiche di Gamification. Un trend assolutamente da seguire, perchè innoverà totalmente le logiche dell’inbound marketing.

Le aziende di oggi vivono in un momento di stravolgimento del mercato legato alla tecnologia e l’industria 4.0 tuttavia bisogna fare delle scelte e devono essere legate all’etica per avere margini di manovra e rilanciare i mercati. Chi si ferma chiuderà entro 10 anni e questo è lo scenario ottimistico.

Spesso si guarda troppo al breve periodo invece di guardare al medio e lungo, dove poi ci sono i veri affari. I mercati sono già lì, però li dobbiamo rilanciare orientando quelli attuali verso l’innovazione. Non dobbiamo seguire solo i mercati attuali, ma dobbiamo avvicinare quelli futuri agendo ora.

I ruoli nel mercato sono sempre più fluidi e confusi

Un primo step mentale è accettare il fatto che il confine tra i ruoli di cliente, fornitore, follower, brand ambassador, dipendente, investitore è molto labile, perché il ruolo cambia a seconda dello scenario e del tempo. Dunque non sappiamo se una persona con cui ci confrontiamo in un determinato ruolo non possa evolvere nello spazio o nel tempo. Un potenziale candidato per un colloquio potrebbe essere un mio investitore o in futuro diventare un mio fornitore o cliente.

Non possiamo prevedere il futuro, però possiamo evitare di danneggiare la nostra immagine nei vari momenti di contatto con i portatori di interesse (stakeholders, ossia tutti coloro che si relazionano con l’azienda ed hanno delle proprie finalità).

In un mercato sempre più terziarizzato, la percezione di qualità nel settore dei servizi è un qualcosa di smaterializzato che supera la semplice logica di prezzo. Il valore di una azienda è percepito nei consumatori ed altri attori, quindi bisogna anche comunicare l’eticità e mantenere un comportamento coerente con le aspettative dei clienti creando un rapporto empatico con approcci inclusivi ed etici.

Le logiche razionali di una volta sono anche equilibrate da quelle etiche ed emotive. L’etica è un collante che unisce le persone, oggi il consumatore è molto più esperto rispetto al 900.

L’etica dunque diventa fonte di storytelling.

Per questo dobbiamo ripensare i punti di contatto con i dipendenti o potenziali dipendenti in fase aziendale orientandolo molto di più alle logiche della gestione dei clienti applicate al personale o la selezione del personale.

Da dove si parte in Italia?

Una prima riflessione economica va fatta sulla gestione del personale e la selezione.

Di solito è difficile capire da dove partire, non questa volta. Alzate il telefono è chiamate l’avvocato. Partiamo con un semplice criterio che risponde ad una domanda: “Dove posso essere denunciato?”.

La giurisprudenza sta regolamentando il mercato digitale con sempre maggiore qualità di intervento e precisione influenzati anche dall’ordinamento europeo che tutela i cittadini e consumatori stessi. Gli avvocati hanno nuovi settori da esplorare in ottica di reati digitali.

Questo mercato del lavoro in Italia ha un cancro che impatta sull’attrattività e qualità: la discriminazione.

Sicuramente una condotta meno discriminatoria ci aiuterà, perché essendo tutto tracciato i dati condannano ormai facilmente i casi di discriminazione. Un potenziale danno al proprio brand a cui bisogna pensare prima.

Non è nemmeno economicamente utile essere discriminatori, perché ti privi inutilmente di talenti che potrebbero aiutarti molto magari anche con RAL meno esose.

Questo è un tema molto rilavante verso minoranze etniche, residenza (c’è il remoto che supera l’ostacolo), di sesso (donne sono inutilmente discriminate quando sono molto formate, i dati ci indicano più donne che uomini laureati negli ultimi anni in Italia), orientamento sessuale (praticamente le aziende italiane sono spesso omofobe e rendono la vita per la comunità LGBT assolutamente complessa e scarsamente integrata. I dati ci confermano la situazione ” Tre italiani su quattro ritengono che oggi, essere gay dichiarati o “in incognito”, nel mercato del lavoro, rappresenta uno svantaggio. “(campione di 1.892 interviste, di cui “55% da persone Glbt e al 45% da eterosessuali, appartenenti a tutte le fasce d’età (dai 18 anni agli over 50)”. Il dato è abbastanza datato, perchè ci sono pochi studi sul tema, vedendo però la situazione attuale in 10 anni i miglioramenti sono stati oggettivamente pochi e il tema della discriminazione al contrario sta peggiorando quantomeno mediaticamente.

Chi non assumereste nelle vostre aziende?

Tim cook, Leonardo da Vinci, Giulio Cesare? La loro omosessualità non ha intaccato minimamente le loro capacità. Non li avresti assunti o rispettati?

La questione non è nemmeno sola etica, ma proprio economica e legale.

Si rischia che le cattive reputazioni emergano sui siti di recensione. Queste recensioni ci danneggiano esattamente come avviene per i ristoranti ed hotel.

Le persone si sono abituate a rilasciare recensioni su TripAdvisor, Google, Booking, Experdia, Air b&b, chi vi fa credere che sapendo di poterlo fare alle aziende non adotti questa facile abitudine? Disposti a correre il rischio ripetutamente e sistematicamente nel corso degli anni?

Il lavoro è un tema caldo nei social e delicato nella percezione delle persone. Non conviene scegliere la scarsa etica come approccio, perché si perdono clienti potenziali e talenti.

La discriminazione è una questione seria ed possiamo fortemente ridurla con la tecnologia ed innovazione, riducendo al minimo la possibilità di recensioni lavorative negative a fiumi, come alcuni attori del mercato italiano.

Questo è un cambiamento sociale importante da comprendere, per questo si dice trattare i proprio dipendenti con le logiche del costumer service. Questo significa essere nudi. Gli avvocati potrebbero abbandonare le cause relativi agli incidenti e porre la propria attenzione al digitale e difendere i diritti delle persone nella loro attività di lavoro ed online.

Inoltre va anche detto che questi dati richiesti nella selezione non servono e solo in Italia li continuiamo a chiedere. Pongo qui poi una riflessione molto seria alle aziende: Ma se io questi dati me li prendo, poi sono sicura che li so proteggere? Non solo questi dati non sono essenziali per la selezione del personale in base alle tecniche più moderne di selezione del personale, ma poi dobbiamo anche spendere soldi per proteggere e gestire i dati. GDPR vi dice nulla? Oggi le aziende sono anche nude perché tutti vengono hackerati. La domanda non è se verremo hackerati, ma quando verremo hackerati. Vengono attaccate le multinazionali del settore IT, figurati le grandi, piccole e medie imprese italiane. Quindi conviene non averle proprio quelle informazioni, visto che sono un costo per la protezione, sono inutili, ci espongono a denunce e impattano negativamente sull’attrattività e la brand reputation. Una follia, prenderci questi dati. Un esempio pratico di come etica, business siano di pari passo.