L’etica di impresa non può lasciare il passo agli sterili conteggi meramente contabili dei bilanci delle imprese; nel XXI secolo è necessario conoscere i diversi aspetti del giusto comportamento delle imprese, al fine di rilanciare quella economia che riesca a rimettere le persone al centro del processo produttivo. Questo obiettivo deve incidere nel panorama economico italiano per evidenziare l’importanza del ruolo dei manager durante il cambiamento di paradigma dovuto alla rivoluzione digitale. Nuovi processi industriali si sostituiscono velocemente tralasciando il vecchio paradigma del XX secolo, senza tralasciare la ricchezza delle risorse umane che devono riprendere il ruolo di protagoniste nel processo produttivo. La “Nuova Comunicazione Etica” è la risposta a questi cambiamenti perché rispetta l’esigenza di ricollocare le persone al centro dei processi, senza strumentalizzare e correre il rischio di annullare il beneficio sia per la persona sia per l’impresa. Sono due attori protagonisti della scena economica che devono interfacciarsi democraticamente, favorendo suggerimenti e stimoli produttivi verso nuove soluzioni digitali da condividere in maniera etica e con rispetto della produzione industriale.

Il nuovo paradigma economico

Cambia il racconto dell’economia, aumentano le trasformazioni aziendali, rivoluzionano i mercati internazionali a seguito di una crescente globalizzazione che impone un’opportuna gestione del digitale a beneficio della produttività. È giunto il momento, dopo anni di crisi economica iniziata nel 2007, di rivedere serenamente le organizzazioni aziendali per trasformarle e adattarle alle nuove esigenze del mercato del XXI secolo. Non possiamo dimenticare in questo scenario di trasformazione il punto di riferimento che dovremmo avere in mente ogni giorno: Adriano Olivetti. Fu un manager illuminato che inaugurò una stagione nuova dove la persona era al centro del processo produttivo, non viceversa come sta accadendo in questi anni. Dovremmo prendere in prestito la storia per riorganizzare con spirito imprenditoriale le aziende italiane.

Etica d’impresa di Adriano Olivetti

Adriano Olivetti si ispira a un particolare modello filosofico, squisitamente aristotelico: l’agire economico è inserito nella catena teologica che lo finalizza al bene comune. L’impresa nasce, impegnando risorse appropriate, al fine di costruire prodotti e servizi utili per il mondo in cui opera, mantenendo la propria autosufficienza con il profitto e distribuendo ricchezza. Adriano Olivetti perseguiva questo obiettivo filosofico: «L’attività economica è al servizio della vita sociale, contraddicendo il principio per cui l’impresa, in quanto soggetto giuridico privato, ha come fine primario la massimizzazione del profitto degli azionisti, in un’accumulazione infinita, mercificando il lavoro e il capitale». Pur essendo un’impresa privata, la multinazionale Olivetti vive per la società perché è necessario strumento al fine di trasferire le acquisizioni tecnico-scientifiche in prodotti e servizi socialmente utili: la sua ragion d’essere. L’obiettivo principale di Adriano Olivetti mirava a “socializzare senza statizzare”, conciliando capitale e lavoro. Il modello d’industria sociale autonoma non fu realizzato ma il comportamento di Adriano Olivetti nelle relazioni industriali lo rese un “imprenditore atipico”, definito “imprenditore rosso” da Angelo Costa, presidente della Confindustria. Fu proprio Costa a invitare i confindustriali a boicottare i prodotti Olivetti. Ma Adriano Olivetti perseguiva il libero e consapevole avanzamento sociale complessivo dell’impresa, della fabbrica a misura d’uomo, nella comunità di cui essa stessa è parte.

Cultura sociale

Adriano Olivetti prende contatto con i pedagogisti stranieri promotori della pedagogia attiva, senza tralasciare quelli italiani, per orientare l’attività degli asili nido e delle colonie e per formare le persone cui saranno affidati i bambini e i ragazzi. È sempre Adriano che porta la cultura psicologica e la cultura sociologica in azienda. Con decisione, senza tentennare, va avanti nella sua personale idea aziendale. A lui si deve l’istituzione del Centro Riqualificazione Operai. Si tratta di una struttura che prepara disabili a lavorare nei reparti dell’azienda, ospita stabilmente persone alle cui limitazioni vanno adattati posti e attrezzi di lavoro, tutti individui che devono essere seguiti costantemente poiché necessitano di cure particolari. È lui a chiedere con insistenza, tra gli altri istituti, il regolamento che assicura nove mesi di permesso retribuito alla lavoratrice madre; crea il Centro Relazioni Sociali a stimolo e servizio dei Comuni che abbisognano di sostegno.

Francesco Fravolini