La cultura digitale nella formazione didattica era prevista da tempo perché si rendeva necessario un cambiamento a beneficio della scuola e della potenziale ricchezza derivante dal digitale. La sua affermazione è stata consentita con l’emergenza sanitaria del Coronavirus, spiazzando e rinnovando la filosofia della formazione didattica, ormai ferma da troppo tempo in ottemperanza agli schemi classici del XX secolo. La cultura digitale favorisce una conoscenza più immediata e coinvolgente agli studenti ma era difficile da proporre come cambiamento e miglioramento della scuola italiana. Sono chiare le indicazioni provenienti dal MIUR nei mesi scorsi durante il lockdown: trasformare le attività di apprendimento in presenza con le attività di apprendimento a distanza. Tutto ciò rappresenta un momento rilevante per sostenere una maggiore convergenza tra digitale, cultura, educazione, senza dimenticare di formalizzare le condizioni per un diretto confronto sull’esigenza di fornire opportuni strumenti e competenze ai docenti e di raggiungere tutti gli studenti, nonché la possibilità di utilizzare un repertorio di risorse aperte, utili alla comunità dei docenti impegnati nella progettazione didattica come quelle messe a disposizione da Rai, Iccu, Unesco, Indire, Icbsa, Europeana, Treccani, Musei, Biblioteche, canale YouTube della Khan Academy e quello dei Ted Talks.

La nuova formazione didattica

L’emergenza sanitaria ha promosso una scuola senza la scuola, ha evidenziato una domanda di stimoli, di supporti, di contenuti e di competenze che le istituzioni culturali hanno la possibilità di offrire al sistema dell’istruzione nazionale, realizzando sinergie crescenti tra digitale, cultura, educazione, già peraltro prefigurate nella Carta di Pietrelcina sull’educazione all’eredità culturale digitale per ‘…garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti le competenze chiave per affrontare i cambiamenti e le sfide del loro presente, per proiettarsi al meglio nel futuro, per diventare cittadine e cittadini attivi e consapevoli, capaci di condividere valori comuni e di confrontarsi positivamente con l’altro’.

Il vantaggio della scuola

È soltanto con il Coronavirus che la scuola è riuscita a recuperare più di venti anni di ritardo nell’adozione della didattica digitale nel sistema scolastico, riuscendo ad attribuire un ruolo attivo a docenti e studenti rispetto al modo di fare scuola, ai contenuti degli insegnamenti, al rapporto con i docenti e gli altri discenti. A partire dal momento in cui sono state chiusi gli edifici scolastici, i professori si sono organizzati in fretta e in diversi modi per poter ristabilire il rapporto con i ragazzi. Informazioni e suggerimenti vengono scritti sul registro elettronico; molte lezioni sono proposte dai professori in video e attraverso le piattaforme; vari gruppi si organizzano sulle piattaforme di videoconferenza: una straordinaria mobilitazione di tutti gli attori che concorrono al buon esito del successo formativo dei nostri giovani. «Mai come in questo momento – commenta Carmine Marinucci, Presidente dell’Associazione internazionale #DiCultHer – abbiamo compreso di essere cittadini dello stesso pianeta e le stesse barriere linguistiche appaiono sempre meno un problema per le nuove generazioni; abbiamo compreso come la formazione digitale sia una attività rilevante per dare autonomia ai ragazzi, anche se guidati dai docenti. La scuola ed i professori hanno dimostrato di esserci, di avere un contatto costante ma il collegamento digitale ha messo in evidenza una crescente responsabilità di partecipazione al percorso formativo da parte dei ragazzi (quelli che si sono potuti collegare a Internet) e di un loro ruolo attivo nel processo di apprendimento. Ruolo rafforzato dalla loro capacità di essere una generazione intrinsecamente abituata alla comunicazione e all’interazione digitale, e che ha consentito loro di muoversi con abilità e con una certa libertà tra le immagini e tra gli universi disegnati dal web; di interagire più liberamente con i compagni ed i professori, il più delle volte al di fuori di rigidi vincoli spazio-temporali. Il repentino passaggio dal paradigma della formazione in presenza a quello della formazione digitale ha permesso a molti di sperimentare importanti differenze nei modelli di interazione: nelle forme, nei tempi e nei modi della comunicazione; nei linguaggi usati, nelle domande poste e nelle risposte attese; nella proposta e nell’apertura a nuovi contenuti. Condizioni queste alla base delle iniziative fino ad ora assunte dalla rete DiCultHer per garantire il diritto all’istruzione, l’accesso alla cultura, la ‘titolarità culturale’ esercitata con diritto e la ‘presa in carico’ di una responsabilità comune e condivisa rispetto a un bene comune, e che a mio avviso sono oggi ampiamente confermate come ambito sperimentato, su cui costruire una nuova intesa tra digitale, cultura, educazione. In questa prospettiva – e nella visione DiCultHer – le attività di educazione finalizzate a riconoscere il valore della ‘cultura digitale’, sviluppate finora attraverso una serie di attività e di iniziative, mostrano di rappresentare un’importante opportunità per restituire alle comunità educative conoscenza approfondita dell’uso consapevole del digitale, delle tecnologie ad esso collegate e degli strumenti e tecniche di comunicazione, rese disponibili dal digitale stesso per acquisire competenze mediali che vadano oltre l’uso e la conoscenza degli stessi dispositivi e per raggiungere obiettivi culturali, formativi, di crescita sociale ed economica che possano essere alla base di una diffusa, consapevole e partecipata ‘titolarità culturale’».

Francesco Fravolini